È a tutti gli effetti la decana delle Gran Fondo Italiane. Tra le più antiche, tra le più prestigiose, tra le più ambite. Una di quelle gare in cui gli oltre 13000 posti disponibili si esauriscono nel giro di qualche ora. Una di quelle gare con percorsi in grado di emozionare, di far sognare. Sulle strade di Marco Pantani, sulle sue salite mitiche, su e giù per i colli a strapiombo sulla riviera romagnola.
È la Nove Colli, un monumento. E vincere la Nove Colli è senza dubbio una tacca profondamente incisa nella carriera e nel prestigio di un corridore e di un team. Così il Velo Club l’ha messa nel mirino, come Tommaso Elettrico ci aveva preannunciato. Ci aveva lasciato con la riunione tecnica, dalla quale, aveva assicurato, sarebbe venuta fuori una tattica scoppiettante. Così è stato. Una gara da incorniciare. Primo, secondo e terzo. Non è arrivata la vittoria per il Principe Materano, ma è il risultato di squadra quel che conta, il risultato di un gruppo affiatato, concentrato, professionale e deciso.
13000 partenti, meta ambitissima da cicloamatori di tutto il mondo. C’erano tutti i big, vero? «La Nove Colli è una corsa storica, ambitissima. E come si può immaginare il livello era altissimo: forte è stato infatti il richiamo di numerosi big del mondo granfondistico».
200 km sono un’enormità, eppure sono tantissimi quelli che si cimentano sul percorso lungo. Come avete impostato questo appuntamento? Quando è entrato nel vivo? «Come tutti gli appassionati sanno, questa autentica classica monumento dell’universo granfondistico valica i 200 km. Una gara che necessita dunque di molta tattica e preparazione. A 100 km dall’arrivo, quindi davvero molto lontani dalla linea del traguardo, in discesa dal quarto colle, hanno attaccato Igor Zanetti e Vincenzo Pisani. Eravamo giù dal famoso Barbotto e di colli se ne dovevano affrontare ancora cinque».
E cinque colli in una gara del genere pesano parecchio, possono fare alle gambe ciò che la pendenza ha fatto ieri alla catena di Vincenzo Nibali: ingripparle. «E infatti sul settimo colle Pisani ha perso contatto – continua il Principe Materano nel racconto – A quel punto io e Ricciardi abbiamo solo aspettato, nell’eventualità di dover entrare in azione nel caso in cui anche Zanetti, nostro compagno di squadra, avesse ceduto».
Avete quindi lasciato che la strada facesse il suo compito, senza attacchi frontali? «Si, c’è stata la classica “selezione da dietro”, colle dopo colle, sino a che sull’ultimo, il Gorolo. Allo scollinamento siamo rimasti in quattro: io e Ricciardi, Cecchini e Castelnuovo. In testa resisteva ancora Zanetti e quindi nella pianura finale il nostro ruolo era di restare sempre coperti e lasciare agli avversari ogni onere. Si sono portati a pochissimi secondi da Zanetti ma non sono riusciti a rientrare. A quel punto, ai dieci dall’arrivo, Ricciardi ha anticipato, involandosi verso il secondo posto. A me non è rimasto che vincere la volta per il terzo posto».
Un’annata da incorniciare, dunque. «Un risultato di prestigio, che conferma l’ottima continuità di quest’anno. Mai sono andato fuori dai primi quattro e soprattutto ho ottenuto podi in gare di grosso valore».
Non è oro, ma anche un bronzo alla Nove Colli è un risultato di spessore… «Il podio alla Nove Colli posso considerarlo a tutti gli effetti il secondo della mia carriera, anche se due anni fa mi classificarono quarto sebbene fossi terzo. Fa sempre piacere in queste corse giungere tra i primi tre. Ora affronterò qualche giorno di recupero – ha aggiunto infine svelando i programmi per l’immediato futuro – per poi farmi trovare pronto dalle corse dolomitiche. La prima sarà la Marcialonga il 12 giugno e il 19 la Sportful. Due gare meravigliose, che non vedo l’ora di correre».
Con il nasò all’insù. Le Dolomiti chiamano, l’avventura continua…#staytuned #stayelectric