È passato un mese esatto dal trionfo epocale di Corvara e Tommaso Elettrico è nuovamente circondato di montagne. Sta preparando la più dura delle corse europee e questo vuol dire che assolutamente non si è saziato del successo nella regina delle Granfondo. All’apparenza non si direbbe un montanaro, questo caldo uomo del sud, con la pelle perennemente più scura dei suoi conterranei. Ma a guardarlo bene in bicicletta ha una scaltrezza e un’agilità che nemmeno lontre e cervi possono vantare sui pendii delle Alpi. È proprio questa scaltrezza, unita a un pizzico di sana follia e tanta scientifica, meticolosa preparazione il segreto dell’artista che ha dipinto un quadro meraviglioso, racchiuso tutto nell’energico gesto del trionfo sul traguardo di Corvara.
A un mese da quell’impresa il Principe Tommaso Elettrico ci racconta i retroscena, le emozioni, le motivazioni che lo hanno guidato alla conquista del percorso lungo alla Maratona dles Dolomites. È un viaggio all’interno di un’impresa, un po’ come una visita guidata nell’atelier di un artista a lavoro in corso. Buona lettura.
Non ti ci è voluto molto per mettere nel cassetto questa Maratona dles Dolomites, in fondo sei solo alla terza partecipazione e le vittorie sono due, anche se quella del 2 luglio è più importante. Quando il Principe si mette nel mirino qualcosa difficilmente sfugge. Come hai preparato l’obiettivo della vita?
«Ho partecipato per tre volte, anche se l’anno scorso è stata solo una presenza, visto che ero infortunato. Due e su due ho vinto il medio e il lungo. Meglio di così non si potrebbe fare. Ho preparato studiando ogni minimo particolare, 15 giorni sul San Pellegrino dove ho affrontato un lavoro molto intenso e soprattutto ho visionato il percorso più di una volta, le salite clou, Giau e Falzarego le ho scalate due volte. È stato fondamentale capire i rapporti da usare, come gestire le salite e soprattutto i wattaggi che servivano per non scoppiare».
Cosa significa per te questa vittoria? Perché ci tenevi cosi tanto?
«È il coronamento di un sogno, per tutti gli amatori. Ho vinto tante corse, me ne mancava una. Ci sono riuscito, quindi credo che ad oggi mi manca solamente la Nove Colli e l’Otzaler per poter dire di aver conquistato tutte le manifestazioni più importanti»
Come hai fatto a reggere la tensione della diretta TV e dei cineoperatori costantemente al tuo fianco?
«Sapevo di essere tra i favoriti, si può dire il favorito principale, perché tutti sapevano come mi ero preparato e tutti conoscono che curo i dettagli sino all’ultimo particolare perché ci tengo a far bene. Nonostante la pressione e le aspettative credo di non aver fallito niente, ci sono abituato, direi tranquillo e rilassato»
Tornerai a Corvara? Quali sono le gran fondo che mancano al tuo palmares e desideri mettere nel mirino?
«C’è da difendere il numero uno la prossima stagione. E poi mi bruciano i tre podi alla Nove Colli. E l’Otzaler, mostro sacro. Una volta vinte queste due posso anche pensare di smettere di correre [ride, ndr]»
Come è pedalare tra le montagne dei Grandi e con 10000 appassionati al seguito, su strade sicure?
«La Maratona è affascinante proprio perché è la manifestazione per eccellenza organizzata al meglio, con strade chiuse che ti fanno sentire un professionista al via di una tappa del Giro d’Italia. Credo che la differenza tra questa manifestazione e le altre sia da ricercarsi proprio l’organizzazione, forse ancora prima del percorso, (che in realtà basterebbe da solo), scenari mozzafiato, splendido, tutto bellissimo. È sicuramente una vittoria da incorniciare»